STEFANO LERA
Medico, Psicoterapeuta, Responsabile del servizio Psicologia Clinica del centro Don Gnocchi di Firenze
Genere
tra scienza e coscienza
La categoria del
“genere” nasce a partire dagli anni Cinquanta nella ricerca psichiatrica,
sociologica e antropologica americana. Con la parola “sesso” si inizia a
riferirsi esclusivamente alla dimensione corporea di una persona (cioè alla sua
anatomia); con quella “genere” si inizia a indicare sia la percezione che
ciascuno e ciascuna ha di sé in quanto maschio o femmina (cioè l’identità di
genere), ma anche il sistema socialmente costruito intorno a quelle stesse
identità (cioè il ruolo di genere). La distinzione fra sesso anatomico e ruolo
di genere sta alla base di un nuovo pensiero: e cioè che possa esserci una
discontinuità tra il corpo con cui si nasce, l’immagine che si ha sé (come ci
si sente) e i ruoli stabiliti da altri (gli stereotipi di genere). Quindi:
GENERE = Rappresentazione
culturale e sociale del proprio status di uomo/donna, attraverso comportamenti,
atteggiamenti, scelta di ruoli, linguaggio eccetera.
SESSO ( BIOLOGICO O
GENETICO) = Insieme di caratteristiche genetiche (cromosomi XX o XY) e di
caratteri sessuali primari (vagina e utero, pene e testicoli) e secondari
(barba, seno, mestruazioni) che consentono di stabilire se un individuo è
maschio o femmina o ha caratteristiche di entrambi i sessi. Il sesso
biologico/genetico è assegnato alla nascita (e stabilito anche prima della
nascita) a ogni individuo.
L’identità
sessuale
non è riconducibile esclusivamente al fattore fisico presociale e pre-culturale
(come sostiene il determinismo biologico) e l’identità di genere non è
riconducibile solo al fattore socio-culturale (come secondo il
determinismo/costruttivismo sociale) o alla volontà (come esige il volontarismo
individualistico). Tale interazione si inserisce nel dualismo che
periodicamente ritorna nel contesto del pensiero filosofico occidentale (da
Platone, corpo/anima, attraverso Cartesio res extensa/res cogitans).
IDENTITA’ DI GENERE.
Affianco
ai termini comuni a cui siamo abituati ad attribuire l’identità di genere come:
1.ETEROSESSUALITA
2.OMOSESSUALITA.
3.BISESSUALITA
possiamo aggiungere ora
altri tipi di identità di genere, non
sempre da tutti conosciuti:
4.CISGENDER
Una persona il cui
sesso assegnato alla nascita è il sesso con cui si identifica per il resto
della vita.
5.TRANSGENDER
L’identità di genere
di un individuo che sente di non appartenere al sesso biologico/genetico
assegnato alla nascita, ma al sesso opposto.
6.GENDERQUEER
E’ l’identità di
genere di un individuo che non si riconosce nell’opposizione binaria
maschio/femmina. Le persone genderqueer pensano che l’identità di genere
esprima uno spettro infinito di possibilità. E’ un termine ombrello, che
comprende varie sfumature. Ad esempio e per semplificare, i genderfluid si
sentono a volte maschi a volte femmine.
7.AGENDER
E’ l’identità di
genere di un individuo che sente di non appartenere né al sesso maschile né a
quello femminile. Le persone agender desiderano che si parli di loro, ove
possibile, utilizzando il neutro.
8.TRANSESSUALE
Persona transgender
che decide di operare una transizione verso il sesso a cui sente di
appartenere,con terapie ormonali e chirurgia genitale, ma anche adottando
abbigliamento e caratteristiche tipiche del sesso opposto
Avvenuto il
passaggio, la persona sarà diventata, anche fisicamente, uomo o donna.
9.TRAVESTITO,
TRAVESTITA
Persona transgender
che prova piacere a indossare vestiti tipici del genere opposto al suo. Un uomo
che si veste come una donna o una donna che sceglie abiti maschili.
10.DRAG QUEEN
Persona nata come
maschio, che sia transgender o cisgender, a volte anche transessuale, che
decide di esibirsi in vesti femminili. Il termine è strettamente legato
all’interpretazione di un personaggio, un alter ego del sesso opposto, che vive
solo nel momento in cui fa spettacolo.
11. DRAG KING
Persona nata come
femmina, che sia transgender o cisgender, a volte anche transessuale, che
decide di esibirsi in vesti maschili. Il termine è strettamente legato
all’interpretazione di un personaggio, un alter ego del sesso opposto, che vive
solo nel momento in cui fa spettacolo.
12. INTERSESSUALE
Termine ombrello con
cui si definiscono le persone i cui cromosomi sessuali non sono definibili
esclusivamente come maschili o femminili.
Intersessualità (che può essere
conosciuta anche come sindrome parziale di insensibilità agli androgeni
o sindrome di Reifenstein) è un termine usato per descrivere quelle
persone i cui cromosomi sessuali, i genitali
e/o i caratteri sessuali secondari non sono
definibili come esclusivamente maschili o femminili. Un individuo intersessuale
può presentare caratteristiche anatomo-fisiologiche sia maschili che femminili. Le cause di tali
caratteristiche possono essere varie, sia congenite che acquisite (come nel
caso di alcuni disturbi ormonali) e possono intervenire a livello cromosomico,
ormonale e morfologico. Una persona intersessuale puo’, inoltre,
manifestare caratteristiche anatomiche sia maschili che femminili (ermafroditismo).
Già due anni prima
della Conferenza mondiale di Pechino, la biologa Anne Fausto-Sterling aveva
pubblicato sulla rivista The Sciences un articolo in cui, spiegando quanto a
volte il tentativo di far rientrare per forza tutti i neonati in uno dei due
sessi faccia violenza ai dati biologici, propose – provocatoriamente – di
aggiungere ai due sessi "tradizionali", maschio e femmina, lo herm (l'ermafrodita vero, cioè una
persona intersessuale che possieda un testicolo e un ovaio), il merm (lo pseudoermafrodita maschio, una
persona intersessuale con i testicoli, con qualche caratteristica sessuale
femminile e nessuna ovaia) e la ferm (la
pseudoermafrodita femmina, una persona intersessuale con le ovaie, con qualche
caratteristica sessuale maschile e nessun testicolo).
Nascere intersessuali
NON significa sentirsi sia maschio sia femmina.
La chirurgia
“correttiva” sulle persone intersessuali, che veniva praticata poco dopo la
nascita in modo da assegnare il genere maschile o femminile, è caduta in
disuso. Si preferisce aspettare la pubertà, quando l’identità di genere
dell’individuo intersessuale si manifesterà con più chiarezza.
PROSPETTIVA ANTROPOLOGICA
Uno tra i più
importanti antropologi del Novecento, Marcel Mauss (Épinal, 10 maggio 1872 –
Parigi, 10 febbraio 1950) affermava che
in ogni contesto socio-culturale, le istituzioni e le agenzie educative
configurano un’idea di persona conforme a valori, saperi e pratiche, che
intreccia la sfera personale e quella sociale, orienta atteggiamenti e
comportamenti, delimita i confini del normale e del deviante, del piacere e
delle emozioni, della sessualità e del genere. La relazione tra sesso alla
nascita, ruolo di genere e sessualità si configura piuttosto come una costruzione culturale conforme alle
aspettative sociali, presenta una estrema variabilità e assume connotazioni
differenti sulla base di modelli culturali locali. In altri termini il sesso
alla nascita, la sessualità e il genere non sempre sono sovrapponibili e non in
tutte le culture la mascolinità e la femminilità sono determinate dalle
differenze anatomiche. Quel che invece accomuna tutte le società è la presenza
di un sistema culturale di sesso-genere, sex-gender-system, ovvero un insieme
di dispositivi che organizzano e plasmano il comportamento sessuale e i ruoli
di genere.
Il sistema dualista,
m/f, non è l’unica modalità plausibile di assegnazione e definizione
dell’identità del soggetto e che il genere è una categoria multidimensionale.
In ogni cultura la percezione delle differenze anatomiche e l’assegnazione
delle identità di genere sono strutturate e organizzate in un certo modo, sono
mediate da categorie culturali che plasmano, seppure con un certo margine di
autodeterminazione, il soggetto.
Andrea Cornwall (
2000) ha elaborato una riflessione sulle teorie essenzialiste, che individuano
una corrispondenza univoca tra sesso e identità di genere, e sulle teorie
costruzioniste che nella definizione della persona spostano l’attenzione dalla
natura, la differenza anatomica, alla cultura, la costruzione del genere. L’identità,
sostiene Corwall, è un processo creativo in fieri, mai data e fissata una volta
per tutte né dalla cultura né dalla natura. Il corpo in qualche modo non è mai
naturale, vestito di oggetti, di atti e gesti che continuamente lo modificano,
è s-piegato dalla traccia creativa delle nostre rappresentazioni mentali. Il
corpo è un corpo-mente, un corpo natura-cultura. A tale proposito verranno
analizzati sei sex gender system: in India, Nord America, isole Samoa,
Filippine, Brasile e Balcani.
1.India.
Hijra e Sadhin
e il paradigma del terzo e quarto genere
In India sono due le
tipologie individuate, “né uomo né donna”, che possiamo ascrivere a un terzo e
quarto genere: le Hijra, che nascono
maschi e vengono considerate femmine
attraverso un rituale di iniziazione, e i Sadhin,
donne biologiche che rinunciano al matrimonio e si vestono e comportano come
uomini. Sono entrambi riconosciuti e legittimati non solo nei miti e nei
rituali della religione induista, ma anche e soprattutto nell’organizzazione
del sistema sociale, pur all’interno di un contesto marcatamente patriarcale.
Alle Hijra e alle
Sadhin è conferito uno status particolare. Queste due categorie trovano spazio
in un universo mitico e culturale, quello induista, in cui i poli del maschile
e del femminile possono dare luogo ad altre possibilità di costruzione della
persona.
Nella cultura indiana
ancora oggi le qualità distintive del genere, maschile, femminile e del terzo e
quarto genere, hijra e sahin, sono plasmate da divinità che hanno un ruolo
determinante nelle esperienze di vita del soggetto. La dea Bahuchara Mata, per
esempio, è una manifestazione della Dea Madre ed è associata al transessualismo
delle Hijra. Le Hijra hanno ruoli di assoluto prestigio ne i matrimoni e nellle
nascite di figli maschi. Cantano, ballano e benedicono gli sposi e il
nascituro. Hanno relazioni sessuali con maschi non Hijra e assumono nomi
femminili, sono censite come donne e occupano posti riservati alle donne,
tuttavia non sono definite né donne né uomini.
Alcune Hijra sono
prostitute, ma la maggior parte preferisce avere un marito o, in alternativa,
vivere in una comunità Hijra. Ad ogni modo alle Hijra che scelgono un marito è
imposto il divieto di performance rituali, ma non subiscono alcuna
stigmatizzazione né marginalizzazione sociale. Nella struttura sociale indiana,
costruita sul sistema delle caste, alle Hijra è loro garantito il diritto
ereditario su ogni bene, mobile e immobile, il monopolio sulle loro attività,
le performance rituali. Ogni Hijra ha una maestra che ha un ruolo centrale
nella sua iniziazione, le conferisce un nome femminile che registra nel libro
della Hijra e intrattiene con lei un legame affettivo di reciproca lealtà per
tutta la vita.
La Sadhin in India è,
invece, la variante femminile delle Hijra: una femmina biologica che rinuncia
al matrimonio, taglia i capelli e indossa abiti maschili, mantiene il nome
femminile , ma non prende parte a performance rituali né ha potere sacro,
svolge invece compiti maschili: arare, seminare e custodire il gregge; siede
con gli uomini a fumare la pipa e le è concesso di agire come un uomo in ogni
ambito della vita pubblica e privata, ma con una limitazione, la castità a
vita, condizione sine qua non dell’accettazione pubblica del suo status. È
questo un indicatore di discriminazione.
2. Berdache
tra i nativi d’America (Berdasc)
Di notevole interesse
è quell’area di studi e ricerche sul campo che ha documentato in 150 società
nordamericane la presenza dei/delle berdache, soggetti che incarnano non tanto
il ruolo di transessuale o travestita/o quanto piuttosto di un terzo e quarto
genere.
In primo luogo sono
state messe a fuoco le specializzazioni produttive dei/delle berdache: la
guerra, la caccia e la leadership per i berdache, e le arti, l’artigianato e i
lavori domestici per le berdache. In secondo luogo il ruolo determinante del
mandato soprannaturale nel conferimento di poteri straordinari.
Lo status berdache,
infatti, è solitamente accompagnato da attribuzioni di carisma, di potere
soprannaturale, di talento e notevoli capacità, come suggeriscono i privilegi
di cui godono in termini economici e di status. Il desiderio sessuale e le
relazioni affettive, durature o occasionali, sono di solito orientati verso
soggetti non berdache dello stesso sesso.
Nelle cerimonie di
iniziazione al ruolo berdache gli atteggiamenti e i comportamenti degli
iniziati non mimano il sesso opposto, nè i termini in uso nel linguaggio comune
che li definiscono hanno alcuna relazione con le categorie di genere femminile
o maschile, il/la berdache non mima un
ruolo sessuale e di genere maschile o femminile
3. Le
travestis – Bichas-a Salvador del Brasile
Le travestis a
Salvador del Brasile offrono sesso sul marciapiede, ma godono anche del
privilegio rituale nei templi del candomblè, religione afro-brasiliana, di
incarnare il ruolo delle figlie del santo: danzano vestite di bianco e pizzi e
sono possedute dalle divinità Orixàs. Il sincretismo religioso contrappone i
santi cattolici alle orixas-divintà
africane. Le travestis possono slittare continuamente tra i poli del femminile
e del maschile ,possono rivendicare la loro mascolinità e al tempo stesso
mettere in scena rappresentazioni declinate al femminile, possono attraversare
i confini di genere e riposizionarsi di volta in volta assumendo il ruolo della
bella fascinosa o del macho. Sfidano il confine, ma non lo rimuovono, lo
riposizionano. Nei linguaggi espressivi, in strada e nei rituali del candomblè
la travesti oscilla, dunque, tra i ruoli della femminilità remissiva e della
mascolinità dominante. Le dicotomie di sesso e genere sono così dislocate e
rimesse continuamente in gioco nel rito e nel tempio .
4. Balcani:
le vergini giurate
Nella popolazione
rurale dei Balcani già nella prima metà del XVI secolo furono documentate le
vergini giurate, femmine biologiche vestite in abiti maschili, impegnate in
lavori maschili e tributate di riconoscimento pubblico e sociale: un
attraversamento di genere permanente e istituzionalizzato, approvato dal
contesto familiare e dalla più ampia comunità.
Le vergini giurate,
per scelta personale o della famiglia, erano definite maschi sociali che godevano del rispetto, misto a soggezione, della
famiglia e della comunità, dei diritti ereditari e del ruolo di capofamiglia.
La rinuncia alla sessualità e il voto di castità erano volontari, ma la
trasgressione comportava di frequente stigmatizzazione sociale, la condanna a
morte e la lapidazione.
La vergine giurata
declinava al maschile i termini nel parlare di sé, sedeva con gli uomini a bere
acquavite, fumava la pipa, amministrava i beni della famiglia, disdegnava il
comportamento delle donne come solo la misoginia maschile sa fare, era
registrata nei documenti ufficiali con nome maschile e aveva diritto di voto in
un tempo in cui non esisteva il suffragio universale. Infine dopo la morte era
riservata alle vergini giurate una cerimonia funebre tributata ai membri
maschili della comunità e benedetta dai preti ortodossi.
Tutte le vergini
giurate erano sempre molto risolute nel vendicare gli affronti alla loro mascolinità,
colpivano duramente il colpevole o sfoderavano la pistola. La consuetudine
consentiva loro di lavare il disonore anche con il sangue. Sebbene addestrate
all’uso delle armi e autorizzate a prendere parte di diritto a incursioni e
faide con i maschi del villaggio, tuttavia uccidere una vergine giurata era
considerato disonorevole per uomo.
Abbiamo notizia di
una vergine giurata, nata nel 1941 in Montenegro, tuttora vivente. Primogenita
di 8 figlie femmine .Ancora oggi veste abiti maschili, lavora e vive in città
con la sua compagna.
5.I
concorsi di bellezza bantut nelle Filippine del Sud.
I Bantut, che primeggiano nella musica,
nel canto e dominano il mercato locale nel business degli istituti di bellezza
e dello spettacolo, nelle gare sfilano sul palco con i loro corpi modellati sui
canoni estetici della bellezza internazionale e danzano al ritmo delle più
antiche tradizioni performative locali. L’organizzazione dei concorsi, accurata
e meticolosa, può contare sulla presenza di un vasto pubblico e delle autorità
locali laiche e religiose. All’Imam, il capo della comunità islamica locale, è
sempre riservato un posto in prima fila.
Attualmente le scuole
sono tra i principali sponsor dei concorsi di bellezza bantut e il corpo
docente figura nel consesso dei giudici. L’educazione alla bellezza,
l’autorealizzazione e l’autostima, sono i valori enfatizzati nei programmi di
formazione.
Nelle Filippine del
Sud i bantut, progressisti, istruiti e indipendenti, sono figure di mediazione e di contenimento di forze culturali ( musulmana e progressista americana), esibiscono i
costumi tradizionali, le virtù della più rassicurante e tradizionale figura
femminile: la moglie devota e attenta alle responsabilità familiari, alle funzioni
educative e di cura.
6. Le
fa-efafine di Samoa.
I samoani non hanno
termini e categorie che distinguono pratiche eterosessuali e omosessuali.
A una coppia che
genera solo figli maschi è concessa la possibilità di allevare un figlio come
una femmina, assegnarle il ruolo di “fa-afafine”,
alla maniera di una donna. A volte la decisione è assunta dal soggetto in età
adulta. In tutte e due i casi la scelta è supportata dall’accettazione e dal
riconoscimento familiare e sociale. La fa-afafine ha assunto un ruolo che nel
periodo pre-cristiano era assegnato alle ragazze samoane durante gli
intrattenimenti: divertire con lo scherzo osceno, la burla e la satira a sfondo
sessuale. La burla e la satira a sfondo sessuale sono ancora oggi l’espressione
che manifesta e in qualche modo argina l’aggressività e la rivalità che
permeano la società samoana.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiWX_-HlZuJAcvE2vXS3QMWXJrX3pMwOGJIm529VXE1ykCYMIyOjVVYo3fzxUwN0dtVJPwfMpPaKpFOlmZxlvLEkyVnLVWtXM8pxzwAHwOY1gmf3nI_xmx9fanJgX_sMU-Tpdlmtg-Fy2kO/s1600/lera6.jpg)
I giochi preferiti
nelle antiche cerimonie erano gli scherzi osceni, l’esibizione di parti intime,
una danze notturna, poula e canzona
mento scherzoso a sfondo sessuale (ula)e venivano effettuate dalle donne. I
processi urbanizzazione e Cristianizzazione
hanno indotto il divieto di giochi e scherzi osceni,per cui oggi, nella
moderna e urbanizzata Samoa, solo alle fa-afafine è concesso il diritto di ula
negli intrattenimenti. Nella Samoa moderna, urbanizzata e cristianizzata, le
ragazze e i ragazzi durante gli intrattenimenti devono usare “la lingua del
rispetto”, non possono giocare la ula, le ragazze non possono più esibirsi
nelle danze oscene (poula), appena poco più tollerato è l’esibizionismo delle
donne adulte.