lunedì 17 ottobre 2016

SIMULATA DI EQUIPE IN SUPERVISIONE. IL CASO.



Presentazione del caso

Il consulente riferisce che segue in consulenza una signora di mezz’età, sposata con figli, insegnante delle superiori che, nella sua scuola, ha anche l’incarico del C.I.C. (il Centro Informazione e Consulenza, una struttura istituita nelle scuole, che si pone lo scopo di prevenire il disagio giovanile e i comportamenti a rischio,  lavora sulle dinamiche inerenti allo "stare bene a scuola"). L’insegnante si è presentata in uno stato di disagio e confusione ed ha esposto un caso che ha ascoltato a scuola nella sua funzione di consulenza scolastica.
Un ragazzo adolescente (di prima superiore) le ha raccontato, visibilmente imbarazzato, che un pomeriggio era a casa sua in compagnia del suo amico e compagno di banco per studiare insieme. Ma dopo un pò l’amico gli ha proposto di giocare alla ‘mascherata’ e, poiché erano soli in casa, sono andati in camera dei genitori e si sono vestiti con gli abiti della mamma. Si sono anche truccati e così vestiti da donna si sono fatti dei selfy. Il ragazzo mostra imbarazzo raccontando l’episodio. L’insegnante lo rassicura e lo tranquillizza.
Dopo due settimane, continua l’insegnante, lo stesso ragazzo si è ripresentato e, con molta titubanza, ma con l’evidente voglia di togliersi un peso, racconta che con lo stesso amico dell’altra volta si sono nuovamente travestiti da donna, ma poi si sono spogliati completamente nudi e, continua parlando ad occhi bassi, hanno fatto ‘certe cose’. Il ragazzo non specifica cosa, e interrompe il colloquio andando via con il viso tutto rosso.
L’insegnante è molto preoccupata per questo ragazzo poiché teme che venga avviato ad una relazione omosessuale e non sa che pesci prendere in quanto questa tematica le suscita notevole imbarazzo: Per questo chiede aiuto al consulente per come poter ‘salvare’ il ragazzo! Il Consulente la tranquillizza e le da un altro appuntamento.
Il Consulente riporta nel gruppo d’equipe la sua difficoltà ad affrontare questo caso ed il turbamento che gli procura.
Quando il supervisore domanda al consulente quale risonanza sente in questo caso, lui dichiara che ha un nipote (diretto) di 12 anni, un pò introverso, con pochi amici, e che manifesta comportamenti bizzarri come vestirsi con gli abiti della sorella e giocare con le bambole. Gli esperti interpellati hanno però minimizzato la cosa, affermando che sono atteggiamenti sperimentali e passeggeri.


Il coordinatore, a questo punto, chiede ai partecipanti dell’equipe e, dopo, anche agli osservatori del gruppo unico in sala, quali osservazioni e risonanze ognuno sente di rimandare al Consulente, per sostenerlo nella sua funzione professionale e nell’atteggiamento personale di fronte al ‘caso’.
Dopo molteplici ed interessanti interventi, la sintesi è la seguente:
-        Dal punto di vista metodologico chiedere alla cliente: cosa ha immaginato ascoltando il racconto del ragazzo, come si è sentita interiormente e che risonanza ha avuto rispetto alla situazione, da cosa vuole salvare il ragazzo e perché, aiutare la cliente a focalizzare gli eventuali interventi nel caso che torni il ragazzo.
-        Dal punto di vista del sostegno al Consulente: avere la libertà di decidere se accettare di continuare la consulenza o meno, adottare gli strumenti personali e professionali per creare il necessario distacco dalla situazione prospettata in consulenza, attivare un profondo autoascolto lavorando soprattutto sugli stereotipi e sui pregiudizi personali.

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